Vaporizzatori
I diffusori di profumo, preziosi come ciò che contengono.
Secondo voi il profumo è uno strumento di vanità? È nato con lo scopo di nascondere gli odori sgradevoli, per rendere l’aria rinfrescante e antisettica, o come strumento di seduzione? Per tanti secoli unguenti e misture oleose furono usati per diffondere le essenze; solo fra il 1600-1700 furono sostituiti , grazie ai progressi nella distillazione, da un prodotto liquido a base alcolica: il profumo.
Amatissimo dalla corte di Luigi XVI e adorato da Napoleone era utilizzato soprattutto dall’élite e fu solo alla fine del 800 che il suo uso si diffuse presso le signore appartenenti alla buona società che nel loro cabinet de toilette introdussero elixir, aceti aromatici e flaconi di acqua di Colonia. Essendo il profumo molto costoso, sorse l’esigenza di usare uno spruzzatore per consumarne il meno possibile e fu il celebre Coty, a Parigi, a capirne la potenzialità e a presentare ai clienti dei grandi magazzini il primo vaporizzatore in cristallo.
Funzionalità, gusto estetico, raffinatezza dei materiali lo resero un oggetto ambitissimo dal pubblico femminile e così da Gallè a Baccaratt, da Tiffany a Moser, partì la gara per realizzare il modello più esclusivo. In Italia le vetrerie di Murano produssero flaconi molati, satinati, colorati, smaltati; i maestri vetrai gareggiavano nella ricerca di nuove forme e colori in sintonia con le epoche e le mode e così, soprattutto nei primi decenni del ‘900, troviamo stupende creazioni Art-Nouveau e Art-Deco utilizzate dai grandi re della moda per lanciare le loro fragranze, e le signore ne adoravano forme e colori.
A parte i tristi intervalli causati dai conflitti mondiali, questa moda proseguì fino agli anni ‘50, naturalmente con le giuste evoluzioni di stile. Un discorso a parte meritano i vaporizzatori da borsetta il cui primo modello fu il “Kid” creato da Marcel Arcel Franck nel 1925. Era composto da un piccolo recipiente di vetro, oppure ceramica o metallo, con alla sommità un ugello a pistone. La forma era quasi sempre cilindrica, molto simile per dimensione all’astuccio del rossetto di cui divenne compagno inseparabile nelle borsette delle signore.
Ben presto l’ugello fu rivestito di metallo, sia per estetica che per comodità mentre il contenitore di profumo fu reso prezioso da cesellature, trafori, incisioni, incrostazioni, dipinti e lacche colorate. Al contrario dei loro grandi fratelli da toilette, considerati ormai oggetti da collezione, questi vaporizzatori alloggiano ancora nelle nostre borsette e, all’occorrenza, spandono intorno a noi nuvole di seduzione.
Angela
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