In Francia, per mercatini
Diario di un week-end in Francia e Svizzera, a caccia di antichità e piccoli tesori retrò.
È inutile negarlo: sono da anni vittima del fascino che emanano i mercatini dell’antiquariato francesi e ogni tre o quattro mesi devo fare una puntatina nel regno dei croissants alla ricerca di nuovi tesori. I nostri cugini d’oltralpe usano un sinonimo per definire il cercare, trovare e negoziare gli oggetti del cuore: chiner e les chineurs (1) con riferimento a quelli che, come me, non sanno resistere a questo incantesimo.
Siamo partiti - io e il signore che da 43 anni condivide con me casa e bollette - alla volta di Annemasse nei pressi di Ginevra, dove sapevo di alcune sagre nei dintorni con annessi vide-greniers (2). Ero fierissima di me perché, nonostante l’opposizione di mio marito, per la prima volta nella vita mi ero stampata l’itinerario della guida e calcolavo che, partendo alle cinque del mattino, saremmo arrivati molto presto. Per carità! Il percorso consigliato è stato lunghissimo e, immusoniti e stanchi, abbiamo raggiunto l’albergo solo alle due del pomeriggio.
Annemasse è una cittadina di confine i cui abitanti lavorano in maggioranza in Svizzera, ha un bel Casinò posto sulla riva del fiume Arve, un numero pazzesco di ipermercati grandi come paesi, un aerodromo e molti alberghi delle varie catene francesi. Questa volta avevamo prenotato in un motel di una famosa catena: comodo, pulito e posto in posizione strategica per raggiungere i luoghi che ci interessavano. Preso possesso della camera, abbiamo bighellonato fino a sera in un’atmosfera rilassata.
Il giorno dopo, venerdì, non essendo ancora la giornata giusta - solo il sabato e la domenica i francesi diventano chineurs - ci siamo messi alla ricerca dei Dépots-Vente, fratelli dei nostri Mercatopoli. Ancora circondati dagli effluvi di due mega croissants lastronati da mandorle e noci, abbiamo cominciato a visionare chilometri di mobili, materassi, tegami, botti, terraglia, lavandini e interi bagni, alla ricerca dell’unico oggetto che poteva farci battere il cuore. Verso sera siamo tornati in albergo, sporchi, impolverati ma proprietari di una piccola scrivania, un étagère (3), una piattaia e svariati piatti da muro e brocche di ceramica, come l'allegra brocca Barbottine che vedete in foto.
Sabato mattina ci aspettava il mercato di Ginevra al Plainpalais, abbiamo percorso quei pochi chilometri in un baleno: la piazza è grandissima e piena di bancarelle di brocantes e di privati e l’offerta è in proporzione, non lo è invece la simpatia verso l’Euro che molti non accettano, o considerano con cambio alla pari (il franco svizzero vale un po’ meno). Il bottino è stato misero soprattutto per i prezzi alti e per il margine di trattative inesistente così, dopo un carissimo caffè con strani croissants, abbiamo salutato la Svizzera dirigendoci verso Solligny, dove in mezzo a un campo ci siamo immersi nella allegra atmosfera dei vide-greniers.
Fra nuvole di fumo ( sotto al tendone del ristoro grigliavano metri di salsiccie piccantissime con contorno di cipolle) e accolti da un concertino di vecchi ma pimpantissimi hippies (vedi foto qui a fianco), abbiamo iniziato la caccia.
Spesso si trovano vecchie signore che si vogliono disfare di oggetti ereditati da zie e suocere, sono loro ad avere le cose più carine e davvero retrò; anche se conoscono il loro valore, se si contratta sono disposte a scendere di prezzo. Da una di queste signore abbiamo comprato diverse scatole di ceramica, oggetti da cucina e un bel tavolino da lavoro ancora pieno di rocchetti, fili da ricamo e bottoni.
Sicuramente questi mercati sono il paradiso del riciclo e le cose antiche hanno una incidenza minima, però se hai occhio e fortuna puoi trovare la cosa giusta a un prezzo accettabile.
Domenica siamo tornati in Svizzera, a Carouges. Purtroppo gli oggetti e i prezzi erano poco appetibili, ma ci siamo consolati a un chiosco, con una patata gigante cotta al forno, condita con salse a scelta e buonissima. Nel tornare ad Annemasse, abbiamo notato a bordo strada due annunci di sagre, ci siamo quindi diretti verso quei paesini.
Nel primo il mercatino si svolgeva in una stalla dove accanto a oggetti senza valore c’erano esposti ritratti ottocenteschi, ceramiche preziose e mobili Luigi XVI a prezzi spaventosi, incredibile! La seconda segnalazione ci ha portato dentro a una scuola dove mamme e nonne vendevano oggetti di casa per finanziare la ristrutturazione della palestra. Il buffet vendeva torte e liquorini fatti dalle signore e, un po’ per simpatia un po’ per golosità, ne abbiamo approfittato per acquistare cose carine - anche se non a prezzi bassi - immersi in quella grande allegria.
Abbiamo chiuso in bellezza la giornata regalandoci una superba fonduta savoiarda sotto gli occhi di alcune caprette che vivono assieme ad un gallo maestoso all’interno di un ristorante - ex fattoria - dall’atmosfera rural-chic creata ad arte. Bisogna ammettere che i francesi sono maestri nel valorizzare tutto quello che hanno!
Lunedì abbiamo ripreso la via di casa, con la consapevolezza che questi viaggi sono ormai molto costosi, ma la Francia ha un fascino particolare: è veramente il paradiso dei chineurs e ogni oggetto che porto via mi racconta storie lunghe secoli, storie di villaggi medioevali, di castelli, di fattorie, di Imperi e di rivoluzioni…..insomma, storie di vite.
by Angela